L’eroica
testimonianza di fedeltà a Pietro della Chiesa messicana1.
Ne è stato
fatto un film (Cristiada, For Greater Glory, 2012) finalmente è
uscito quest’anno negli Stati Uniti e in Messico, dopo non poche difficoltà nel trovare un distributore.
Durante il
suo pontificato, il beato Giovanni Paolo II ha canonizzato 39 dei numerosi
martiri messicani. Benedetto XVI a sua volta in terra messicana nel marzo di
quest’anno ha esplicitamente richiamato alle persecuzioni e alla resistenza dei
“Cristeros” durante la guerra del 1026-1929 e negli otto anni successivi di
spietata repressione. Facendo questo ha infranto un tabù che un’ideologia anticristiana
e soprattutto anticattolica era risuscita ad imporre, per cui questa pagina
gloriosa per la fede e per la Chiesa è stata praticamente cancellata dalla
memoria della società messicana e mondiale. Che cosa sappiamo infatti di questi
avvenimenti?
Nel 1517
inizia la colonizzazione del Messico, la quale (nonostante le nefandezze che
furono pure perpetrate) ha come scopo primario l’evangelizzazione di questi
popoli. Grazie all’avvento del Cristianesimo cattolico si avranno, infatti, da
una parte la scomparsa di un impero tirannico e sanguinario, quello azteco,
perennemente in guerra con i suoi vicini per procurarsi vittime per i sacrifici
umani (vedi il bellissimo film Apocalipto
di Mel Gibson), e dall’altra parte una feconda fusione tra cultura cristiana e
indigena. Grazie a questa fusione vengono salvate le lingue e i costumi locali,
nuove città vengono fondate, viene introdotta l’agricoltura, l’allevamento e una
quantità di altri mestieri, si fondano ospedali, Chiese e università.
Le
apparizioni di Guadalupe all’inizio della colonizzazione spagnola (1531) preannunciano
questi avvenimenti che non sono, dunque, una violenta sovrapposizione (come si
legge nei nostri libri di storia), con le note difficoltà che caratterizzano le
colonizzazioni di marca protestante, ma sono invece una felice sintesi, sotto
il segno del cattolicesimo, tra società precolombiana (con gli elementi che di
questa si potevano salvare) e cristianesimo di cultura iberica.
Nel 1531,
infatti, Maria appare con un volto meticcio simbolo della nuova civiltà
dell’integrazione, dove gli spagnoli sono visti come strumenti della volontà
divina. Il cattolicesimo diventa infatti nei secoli successivi la nuova anima
del popolo messicano. La devozione alla Vergine di Guadalupe diventa fattore di
identificazione nazionale che segna tutti i momenti della vita politica e
civile messicana.
Dopo l’atto
di indipendenza nel 1821 il nuovo stato repubblicano viene presto contagiato
dall’ideologia illuminista proveniente dall’Europa della rivoluzione francese e
dal liberalismo massonico americano che mettono piede in Messico con la guerra
del 1846-48. Le disuguaglianze sociali crescono a dismisura.
Alla fine
del 1800 l’1% della popolazione ha in mano il 97% delle ricchezze. Questo
fomenta la rivoluzione popolare che però è sempre guidata da elite liberali
laiciste, per cui alla guerra contro gli Stati Uniti seguiranno 150 anni di continui colpi di
stato e guerre civili che porteranno al potere una serie di despoti all’interno
dell’unico e intoccabile establishment massonico e laicista.
Unico ostacolo
a questi giochi di potere una Chiesa Cattolica vicina al popolo che istruisce, dà
speranza, dà il senso della giustizia e del diritto, dà dignità ai poveri e
agli sfruttati.
Per questo
uno dei principali obbiettivi della classe dirigente messicana, influenzata (e
dipendente?) dalle potenze straniere (USA, GB) è quello di eliminare la Chiesa
Cattolica. Infatti da metà del diciannovesimo secolo fino al 1926 le leggi
promulgate sono sempre più discriminatorie nei confronti dei cattolici mentre
vengono favorite ufficialmente le sette protestanti penetrate dagli Stati Uniti.
L’apice della discriminazione è raggiunto con la costituzione del 1917. Questa prevede:
1.
La separazione tra stato e Chiesa
2.
Scristianizzazione di tutti i luoghi
pubblici (scuole e ospedali).
3.
Proibizione per i sacerdoti di gestire
scuole e di insegnare.
4.
Proibizione per i sacerdoti di indurre ai
voti religiosi.
5.
Proibizione per i sacerdoti di indossare
l’abito in pubblico.
6.
Proibizione per i sacerdoti di ricevere
eredità o lasciti.
7.
Requisizione delle proprietà della Chiesa.
8.
Libertà ad ogni regione di stabilire il
tetto massimo di sacerdoti.
9.
I quali devono essere esclusivamente messicani.
10.
Messa al bando di ogni pubblicazione a
sfondo religioso.
Ma una
società che si nutre della Fede non può accettare che lo stato sradichi Dio dal
Messico. Il presidente Carranza è costretto dai malumori crescenti a mitigare
l’applicazione della sua costituzione. Ma viene presto giustiziato e il suo
successore inizia l’escalation anticlericale violenta. Nel 1921 viene issata
sulle torri della cattedrale di Morelia la bandiera socialista rosso-nera e
all’interno viene pugnalata un’immagine della Vergine. Una manifestazione
pacifica di protesta viene dispersa con l’accusa di disobbedienza politica.
Qualche mese dopo nella basilica di Guadalupe si assiste all’esplosione di un
ordigno ai piedi del quadro contenente la tilma con l’immagine miracolosa della
Vergine di Guadalupe, la quale rimase miracolosamente intatta. L’anno dopo la
sede della Gioventù Cattolica è distrutta impunemente. Nel 1923 si ha
l’espulsione del legato pontificio e nel 1925 il fallimentare tentativo di
creare una chiesa di stato separata da Roma.
Dopo la
protesta di Papa Pio XI (quas primas) e dei vescovi messicani il governo chiude
i conventi e comincia ad incarcerare sacerdoti e religiosi. Si aggiungono la
proibizione di suonare le campane, di portare su di sè simboli religiosi in
fine l’esproprio totale di tutti i beni ecclesiastici. Tutto ciò controllato da
una severa polizia religiosa.
A questo
punto, l’episcopato messicano, dopo vani tentativi di resistenza passiva
(scioperi etc.) in accordo con la Santa Sede prende una decisione clamorosa: la
sospensione totale del culto pubblico. Nei giorni prima della sua entrata in
vigore (31.7.1926) tutti accorrono per confessarsi, per battezzare i bambini,
per sposarsi, per ricevere la comunione. Il popolo, infatti, si nutre di fede e
pratica religiosa con una forte tensione escatologica. Esso interpreta questi
avvenimenti come i segnali di un imminente castigo divino per i peccati della
nazione. Si chiedono: “perché accade questo?”.
Cadono i
primi martiri. Il 12 settembre 1926 Joaquim Silva (27) e Manuel Melgarejo (17)
che girano per il paese a tener conferenze con le quali spronano il popolo alla
lotta, sono arrestati e condannati a morte senza processo. Davanti al muro
della fucilazione i soldati non riescono a strappare loro i rosari dalle mani. Joaquim
tiene un ultimo discorso con il quale commuove persino i soldati. Uno di loro rifiuta
di prendere parte all’esecuzione. Joaquim dice infine: “Non siamo dei
criminali, né abbiamo paura della morte. Io stesso vi darò il segnale di
sparare, quando griderò <viva Cristo Re e viva la Vergine di Guadalupe>.
Così avviene: al grido di battaglia e di vittoria lanciato dai due giovani parte
la scarica di fucileria che li abbatte. Il giorno seguente viene giustiziato anche
il soldato che si era rifiutato di sparare.
Papa Pio XI
si pronuncia con due lettere (“paterna sane sollecitudo” e “iniquis
afflictisque”) bollando come intollerabili gli ultimi atti legislativi. Ma ora
accade quello che né l’episcopato né la Santa Sede hanno forse previsto: inizia
una spontanea (ma poi via via più organizzata) resistenza armata sotto il
vessillo della Madonna di Guadalupe e invocando Cristo Re. La cosiddetta
“Cristiada”.
Si tratta
di una difesa (armata) dai piani di distruzione della Chiesa. Non sarà mai
appoggiata da episcopato e Santa Sede, i quali persistono con una lotta legale
che viene però repressa ancora più aspramente. I vescovi (tranne due o tre)
fuggono all’estero e i sacerdoti entrano in clandestinità. Si hanno numerosi
altri martiri. Il più famoso è forse Miguel Augustin Pro,
padre gesuita che sarà beatificato da Giovanni Paolo II nel 1988. Viene arrestato perché
sacerdote cattolico e fucilato nel 1927. Ma ce ne sono molti altri:
“Tomàs de
la Mora (16) viene arrestato perché indossa uno scapolare. Non volendo tradire
coloro che i suoi agguzzini chiamavano fanatici ma che lui invece definisce “liberatori
della Chiesa e della patria dai tiranni”, viene impiccato.
Padre Elia
Nieves, agostiniano, nonostante il divieto, continua a esercitare il suo
ministero, recandosi ovunque sia necessario confortare, aiutare, amministrare i
sacramenti. La polizia viene a conoscenza dei fatti e lo fa pedinare e
arrestare mentre, in una soffitta, celebra la Messa. Condannato a morte, viene
condotto sul luogo dell'esecuzione. Dopo essersi inginocchiato a pregare, si rivolge
ai soldati del plotone di esecuzione: «In ginocchio, figli miei. Prima di
morire voglio darvi la mia benedizione». I soldati obbediscono e si inchinano
riverenti al gesto del sacerdote. Mentre padre Nieves traccia il segno di
croce, l'ufficiale che comanda il picchetto, infuriato, gli spara al petto,
uccidendolo mentre ancora benedice.
Padre Uribe
viene sottoposto a lunghe torture dopo aver rifiutato di porre un pubblico atto
di apostasia e di adesione alla scismatica chiesa patriottica. La Domenica
delle Palme del 1927 spira per i terribili tormenti subiti. Le sue ultime
parole sono: «la morte piuttosto che rinnegare il Vicario di Cristo. lo amo
il Papa! Viva il Papa!». Il suo corpo è gettato per strada, ma viene raccolto e
sepolto con grandi onori” 2.
I “Cristeros”
combattono indossando l’uniforme del rosario o di un grande crocifisso appeso al
collo. Scrivono il proprio testamento su una carta che portavano con loro. Josè
Sanchez (13 anni) catturato ha scritto: “Alla mia prediletta mamma, sono
prigioniero e loro mi uccideranno. Io sono felice. L’unica cosa che mi tormenta
è il tuo pianto. Non piangere mamme. Noi ci rincontreremo. Josè, ucciso per
Cristo Re.”
Sostenuto
dalla popolazione l’esercito dei Cristeros raggiunge i 50'000 uomini. Alla fine
del 1928 si preannuncia una vergognosa sconfitta per i federali. I vescovi
hanno nuovi colloqui diplomatici con il governo. Si raggiunge un accordo (gli
“arreglos”) che paradossalmente segna il totale ribaltamento della situazione.
I vescovi cadono nella trappola: gli “arreglos” prevedono la sola sospensione
(non l’abolizione) delle disposizioni anti-ecclesiastiche e nessuna garanzia
per i Cristeros e la popolazione che li ha appoggiati.
Quando
viene loro chiesto di deporre le armi, i Cristeros provano un dolore e
un’angoscia più profonda della guerra stessa. Ma perché non continuano allora
la lotta fino alla vittoria definitiva così vicina? La risposta la da una
testimone di quei fatti in un’intervista molti anni dopo: “Perché lo comandava
la Chiesa, per fedeltà, per obbedienza.”
Cattolici e
gerarchia ecclesiastica si illudono dunque di aver riacquistato la libertà
religiosa e il governo prepara la vendetta: gli accordi non vengono rispettati.
Dopo che i Cristeros hanno deposto le armi inizia una feroce caccia all’uomo. I
soldati entrano nei villaggi e nelle case e nelle fattorie e li uccidono senza
pietà. E questo durante gli otto anni successivi! Muoiono più Cristeros dopo
gli accordi che durante la guerra.
Pio XI
protesta molto contro la violazione degli accordi di pace. All’enciclica “acerbi
animi” (1932) il governo messicano risponde denunciando la “gravissima
ingerenza criminale di Roma…”. Nel 1937, con la “firmissimam constanziam” il
papa chiede ai messicani di avere pazienza e di resistere, con la preghiera, a
coloro che calpestano i loro diritti. Parla anche del legittimo diritto di
rivolta armata, entro certi limiti. Dal 1940 gli omicidi si diradano e la
situazione lentamente migliora, ma ancora nel 1993(!) è ucciso il cardinale Juan
Jesus Posadas Ocampo. L’anticlericalismo di stato e l’appoggio ufficiale alle
sette protestanti impegnate a corrodere il tessuto popolare cattolico sono ancora
oggi all’opera.
Per concludere: è impressionante, più della ferocia e crudeltà
dell’ideologia anticristiana, l’alto grado di fedeltà a Pietro dei “Cristeros”.
Pur avendo la vittoria in mano, abbandonano le armi e si lasciano massacrare
per obbedienza alla Chiesa. Veramente impressionante, nient’altro che l’esempio
di Cristo stesso.
Esempio diametralmente
opposto invece ci mostrano non pochi cattolici “del mondo” che incitano alla
rivolta contro il proprio vescovo. Penso al nostro bravo e coraggioso Vescovo Vitus
Huonder, attaccato da dal “Pfarrblatt Forum” di Zurigo e purtroppo abbandonato
anche da diversi suoi confratelli vescovi…
_____________________________________________
1 Trascrizione della trasmissione di Andrea Araldi del 21.7.2012 su
Radio Maria Italia
2 Tratto da: Paolo Gulisano, “I martiri del messico” su “Il Timone”, nr.
57, Novembre 2006
3 Per le encicliche vedi il sito vaticano su Pio XI.
3 Per le encicliche vedi il sito vaticano su Pio XI.
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