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venerdì 5 ottobre 2012

O morte, dov’è la tua vittoria? L’omosessualità vissuta aggrappati a Cristo.

La grandezza del Cristianesimo è che ti permette di vivere là dove normalmente si muore. Non di sopravvivere, ma di vivere bene, anzi meglio.

Logico, certo, Cristo ha vinto la morte, e questo non è una realtà illusoria, ma una realtà vissuta e  mostrata al mondo dai cristiani, i quali vivono nel mondo, ma non sono del mondo.

Questi cristiani spiazzano ogni concezione naturale della vita e mostrano possibile quello che possibile non è: vincere la morte, vivere tra le fiamme di un rogo senza bruciare, anzi cantare e ballare come Anania, Azaria e Misaele (Daniele 3).

Alcuni di questi cristiani, oggi, distruggono un tabù tra i più terribili per la per la nostra società.
Non se ne può parlare, pena l’esposizione al ludibrio e alla gogna pubblica. Si tratta di coloro che, pur scoprendo in sè tendenze omosessuali, pur passando per questo attraverso sofferenze atroci, non scelgono la via dell’alienazione.

Non fuggono dalla realtà. Non si nascondono dietro un’illusione. L’illusione di non essere quello che sono, l’illusione che non sia vero quello che si è scoperto, trasformando (o cercando di trasformare) il mondo intorno a sé, inventandosene uno dove l’omosessualità è la normalità, anzi persino il meglio dell’evoluzione. In fondo: un mondo dove non esiste l’omosessualità.

Certo, perché per coloro che vogliono far passare l’omosessualità per la cosa più normale del mondo, persino un valore positivo per la società, lo fanno perché ne hanno terrore. Non possono sopportare di avere qualcosa che non va, di avere un difetto. Qualcosa che forse non si può cambiare se non a costo di grandissimi sacrifici.


Solo Dio può giudichare i cuori delle persone. Si tratta infatti di una reazione molto comprensibile, soprattutto un mondo dove non c’è più speranza.

Reazione molto comprensibile, ma che non porta altro che al non senso. Odiando la propria realtà, fuggendola per non essere distrutti, alla fine si soccombe. Nel migliore dei casi ci si adatta a vivere una vita a metà, nel peggiore ci si toglie la vita. Questa è la via del mondo.

Ma ce anche un'altra strada. Da circa 2000 anni, ve né una nuova: quella di coloro che accettano la propria condizione in tutta la sua profondità, in tutte le sue conseguenze, in tutte le sofferenze che ne derivano. Rimangono nella realtà, cercano di combattere il male oggettivo che essa porta con se, riuscendo in molti casi a “riparare” il danno, a curare le ferite profonde che si manifestano con il sintomo dell’omosessualità.

E durante questo processo, o quando la ferita non si lascia guarire, essi non fuggono non fuggono la morte, ma… la morte non li uccide. Essa non ha più potere su di loro, perché essi portano la vita dentro di sè.

Milioni di persone (omosessuali e non) da duemila anni testimoniano questa nuova realtà. I martiri di tutte le persecuzioni della storia del Cristianesimo (quelli messicani del post precedente, ma poi tantissimi altri (Spagna, Italia, Albania e gli altri paesi sotto il dominio comunista e oggi quelli sotto il dominio islamico). Come pure tutti i santi che la Chiesa ci dona come esempio. Anche quelli sconosciuti, come Chiara Corbella che lasciano la loro vita per far vivere un figlio.

Per alcuni di questi santi la tendenza omosessuale è la Croce Gloriosa che Cristo ha loro dato da portare. La Croce che li rende uniti a Lui, la loro fonte della Vita. La dove i più inciampano e soccombono, loro prendono forza. Forza di annunciare al mondo la vittoria sulla morte che Cristo ha operato per tutti, e che li ha resi testimoni della più impressionante, spettacolare, fantastica realtà della vita umana: l’inizio della Vita Eterna già qui, ora.

Questa è l’inesprimibile sublime bellezza del Cristianesimo, che non trova paragoni in nessuna religione o ideologia.

Ecco qui alcune delle numerose testimonianze:


Purtroppo troppi, anche tra i pastori, non sembrano conoscere questa via. Si accontentano di consolare gli omosessuali con buone parole (rispetto, solidarietà, amore, diritti, non-discriminazione, tolleranza) offrendo loro una pseudo-realtà piatta (valori positivi, atti giuridici) e moscia, senza gusto. Una vita a metà.




Link importanti:
 
Information und Zeugnisse
Verein für die Hilfe an Personen mit homosexuellen Neigungen
Eltern-Verein

Courage, un apostolato della Chiesa Cattolica, fornisce assistenza alle persone con attrazione per lo stesso sesso ed ai loro cari.

7 commenti:

  1. Questo articolo del Corriere della Sera riassume molto bene i termini del problema, sul quale si dibatte in questi giorni in Francia, ma che riguarda tutto il mondo occidentale: il matrimonio gay.
    Il problema non è la discriminazione o non discriminazione degli omosessuali, ma la difesa o la distruzione della fonte della vita della società umana.

    Leggete: http://www.corriere.it/opinioni/13_gennaio_14/d-agostino-matrimonio-non-va-deformato_04fca688-5e29-11e2-8040-f298aabecc61.shtml

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  2. Casi di grande sofferenza sono anche le esperienze dei transgender. Ecco la testimonianza apparsa oggi sulla Bussola Quotidiana:

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-io-vittima-del-cambiamento-di-sesso-6263.htm

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  3. Ancora sul tema:

    Unioni gay: hanno già tutti i diritti [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-unioni-gay-hanno-gi-tutti-i-diritti-6370.htm]

    Ci dite per favore quali diritti sono negati? [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-ci-dite-per-favorequali-dirittisono-negati-6373.htm]

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  4. Alcuni (anche cardinali) hanno sostenuto recentemente che si debba riconosce il bene di un’unione omosessuale per es. nel fatto che, essendo uno dei due malato, l’altro si occupi di lui. Io non capisco cosa centri la carità verso gli ammalati con il giudizio sull’omosessualità.

    Riporto due esempi tratti da uno scambio di opinioni tra me e don Gianfranco Feliciani, parroco di Chiasso sul suo blog Frontiere Aperte, nel lontano 2012. Si trattava del senso di una tutela legislativa delle unioni omosessuali.

    Sono le domande da me poste che non hanno ricevuto risposta:

    “La legge civile è fatta per tutelare ciò che è un valore positivo per la società. Valore positivo per la società significa che è di giovamento alla società, che la nutre e che la rinforza e che la proietta nel futuro. Ma dove stà questo valore nelle unioni omossesuali? Che due individui si sostengano a vicenda non basta: questo lo fanno anche due amici normali, lo fa la figlia che abita con la madre anziana, etc. Queste si, peraltro, serabbero unioni utili per la società. Che cosa hanno “di più” le unioni omossessuali che le “avvicinano” al matrimonio?

    Io mi chiedo questo: io ho studiato a Zurigo e ho abitato per diversi anni con un mio grande amico. Eravamo sempre insieme, facevamo sport insieme, andavamo in Chiesa e al cinema insieme. Ci confidavamo i nostri problemi, ci aiutavamo quando le cose andavano male… insomma due buoni amici. Ma nessuno di noi due è omosessuale. Ora la nostra comunione di vita non era riconosciuta dallo stato come qualcosa di particolare, sebbene non si potesse negare che avesse un valore positivo per la società. L’amicizia è un valore positivo. Se invece, oltre a tutto il resto, fossimo anche andati anche a letto insieme… ecco che allora la nostra unione assumerebbe dei valori misteriosi degni del particolare riconoscimento dello stato. Allo stesso modo: ho una zia che per 30 anni ha accudito sua madre anziana, fino alla morte di questa. Cosa c’è di più utile alla società? Eppure questa unione, eroica, non riceve un particolare riconoscimento giuridico. Se fossero state lesbiche, dovrebbe cambiare qualcosa?“

    Per leggere tutto: http://www.parrocchia-chiasso.ch/frontiereaperte/?p=125

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  5. "Da pornodivo gay a testimone della fede" di Marco Respinti, La Bussola quotidiana.
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-da-pornodivo-gay-a-testimone-della-fede--12463.htm

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  6. Da:
    Arino: «Io, omosessuale, vivo secondo la Chiesa e sono felice»
    di Andrea Lavelli, La Bussola Quotidiana, 15.05.2015
    (http://www.lanuovabq.it/it/articoli-arino-io-omosessuale-vivo-secondo-la-chiesae-sono-felice-12656.htm)

    «L’omosessualità già nella sfera del privato si pone come problema, perché è una sofferenza e una ferita a livello dell’identità e della sessualità. Essenzialmente essa è la paura della differenza dei sessi e dunque non possiamo dire che sia qualcosa di bello.»

    «La persona che ci chiede perché siamo contro il matrimonio omosessuale non vuole ascoltarci e in più non le interessano i nostri argomenti, perché dietro la sua domanda sta in realtà la sua vera domanda: “Vuoi amarmi? Perché sei contro di me?” È difficile mettere la carità prima della verità… Vi consiglio allora di rispondere così: “Io non sono per o contro qualcosa, ma sono per le persone e sono molto contento di parlare con te”. È molto difficile amare prima di cercare di avere ragione».

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  7. L’ideologia trans e i profitti sulla pelle dei piccoli, Benedetta Frigerio, La nuova bussola quotidiana, 14.10.2022

    https://lanuovabq.it/it/lideologia-trans-e-i-profitti-sulla-pelle-dei-piccoli

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