La risurrezione di Gesù Cristo è un dato di fatto da duemila anni per i cristiani, i quali ne fanno continuamente esperienza concreta nella loro vita. Per cui, per i cristiani non c’è assolutamente da stupirsi di trovare innumerevoli tracce di ciò che sanno per esperienza, oltre che per fede, anche nella realtà fisica. Non ci si meraviglia, ma si prova certamente una grande consolazione.
Cinque anni fa un articolo
di Antonio Socci riassumeva in mondo fantastico l’importanza della Sindone. L’articolo
afferma essenzialmente che la Sindone documenta scientificamente sia la morte che
la risurrezione di Gesù Cristo e così indirettamente anche la sconfitta della
morte stessa. Come?
1)
La
Sindone ha sicuramente avvolto il corpo di un trentenne prima flagellato e poi
crocifisso (cosa documentata solo per Gesù di Nazaret).
2)
Questo
corpo non è sicuramente stato avvolto nel lenzuolo per più di 40 ore (come il
corpo di Gesù).
3)
Questo
corpo è stato sottratto dal lenzuolo ma certamente senza alcun movimento fisico
del corpo stesso (cosa possibile e conosciuta soltanto per la risurrezione di
Gesù).
Queste sono acquisizioni
scientifiche certe, che l’articolo spiega più dettagliatamente, citando studi
che tutti possono consultare.
Per me è interessante pure
che la Sindone dimostra l’assoluta attendibilità storica dei Vangeli, i quali,
soli, possono spiegare cosa sia la Sindone.
da “Libero”, 11 aprile 2010
“Tutta la terra desidera il tuo volto”. In
questa frase della liturgia sta il segreto della Sindone che continua ad
attrarre milioni di persone. E’ l’attrazione per colui che la Bibbia definiva
“il più bello tra i figli dell’uomo”. E che qui è “fotografato” come un uomo
macellato con ferocia.
La Sindone non è solo “una”
notizia oggi, perché inizia la sua ostensione. E’ “la” notizia sempre. Perché
documenta – direi scientificamente – la sola notizia che – dalla notte dei
tempi alla fine del mondo – sia veramente importante: la morte del Figlio di
Dio e la sua resurrezione cioè la sconfitta della morte stessa.
Sì, avete letto bene.
Perché la sindone non illustra soltanto la feroce macellazione che Gesù subì,
quel 7 aprile dell’anno 30, con tutti i minimi dettagli perfettamente
coincidenti con il resoconto dei vangeli, ma documenta anche la sua
resurrezione: il fatto storico più importante di tutti i tempi, avvenuta la
mattina del 9 aprile dell’anno 30 in quel sepolcro appena fuori le mura di
Gerusalemme.
Che Gesù sia veramente vivo
lo si può sperimentare – da duemila anni – nell’esperienza cristiana.
Attraverso mille segni e una vita nuova. Ma la sindone porta traccia proprio
dell’evento della sua resurrezione.
Ce lo dicono la medicina
legale e le scoperte scientifiche fatte con lo studio dettagliato del lenzuolo
per mezzo di sofisticate apparecchiature. Cosicché questo misterioso lino
diventa una speciale “lettera” inviata soprattutto agli uomini della nostra
generazione, perché è per la prima volta oggi, grazie alla moderna tecnologia,
che è possibile scoprire le prove di tutto questo.
Cosa hanno potuto appurare
infatti gli specialisti? In sintesi tre cose.
Primo. Che questo lenzuolo – la cui fattura rimanda al
Medio oriente del I secolo e in particolare a tessitori ebrei (perché non c’è
commistione del lino con tessuti di origine animale, secondo i dettami del
Deuteronomio) – ha sicuramente avvolto il corpo di un trentenne ucciso (morto
tramite il supplizio della crocifissione con un supplemento di tormenti che è
documentato solo per Gesù di Nazaret).
Che ha avvolto un cadavere
ce lo dicono con certezza il “rigor mortis” del corpo, le tracce di sangue del
costato (sangue di morto) e la ferita stessa del costato che ha aperto il
cuore.
Secondo. Sappiamo con eguale certezza che questo corpo morto
non è stato avvolto nel lenzuolo per più di 36-40 ore perché, al microscopio,
non risulta vi sia, sulla sindone, alcuna traccia di putrefazione (la quale
comincia appunto dopo quel termine): in effetti Gesù – secondo i Vangeli – è
rimasto nel sepolcro dalle 18 circa del venerdì, all’aurora della domenica.
Circa 35 ore.
Terza acquisizione certa, la più impressionante. Quel corpo – dopo quelle 36
ore – si è sottratto alla fasciatura della sindone, ma questo è avvenuto senza
alcun movimento fisico del corpo stesso, che non è stato mosso da alcuno né si
è mosso: è come se fosse letteralmente passato attraverso il lenzuolo.
Come fa la sindone a
provare questo? Semplice. Lo dice l’osservazione al microscopio dei coaguli di
sangue.
Scrive Barbara Frale in un
suo libro recente: “enormi fiotti di sangue erano penetrati nelle fibre del
lino in vari punti, formando tanti grossi coaguli, e una volta secchi tutti
questi coaguli erano diventati grossi grumi di un materiale duro, ma anche
molto fragile, che incollava la carne al tessuto proprio come farebbero dei
sigilli di ceralacca. Nessuno di questi coaguli risulta spezzato e la loro
forma è integra proprio come se la carne incollata al lino fosse rimasta
esattamente al suo posto”.
Lo studio dei coaguli al
microscopio rivela che quel corpo si è sottratto al lenzuolo senza alcun
movimento, come passandogli attraverso. Ma questa non è una qualità fisica dei
corpi naturali: corrisponde alle caratteristiche fisiche di un solo caso
storico, ancora una volta quello documentato nei Vangeli.
In essi infatti si
riferisce che il corpo di Gesù che appare dopo la resurrezione è il suo stesso
corpo, che ha ancora le ferite delle mani e dei piedi, è un corpo di carne
tanto che Gesù, per convincere i suoi che non è un fantasma, mangia con loro
del pesce, solo che il suo corpo ha acquisito qualità fisiche nuove, non più
definite dal tempo e dallo spazio.
Può apparire e scomparire
quando e dove vuole, può passare attraverso i muri: è il corpo glorificato,
come saranno anche i nostri corpi divinizzati dopo la resurrezione.
Si tratta quindi di un caso
molto diverso dalla resurrezione di Lazzaro che Gesù semplicemente riportò in
vita. La resurrezione di Gesù – com’è riferita dai Vangeli e documentata dalla
sindone – è la glorificazione della carne non più sottoposta ai limiti fisici
delle tre dimensioni, l’inizio di “cieli nuovi e terra nuova”.
La “prova” sperimentale di
questa presenza misteriosa di Gesù è propriamente l’esperienza cristiana: Gesù
continua a manifestare la sua presenza fra i suoi continuando a compiere
i prodigi che compiva duemila anni fa e facendone pure di più grandi.
Ma la sindone documenta in
modo scientificamente accertabile l’unico caso di morto che – anziché andare in
putrefazione – torna in vita sottraendosi alla fasciatura senza movimento, grazie
all’acquisizione di qualità fisiche nuove e misteriose, che gli permettono di
smaterializzarsi improvvisamente e oltrepassare le barriere fisiche (come
quella del lenzuolo stesso).
E’ esattamente ciò che si
riferisce nel vangelo di Giovanni: quando Pietro e Giovanni entrano nel
sepolcro dove erano corsi per le notizie arrivate dalle donne, si rendono conto
che è accaduto qualcosa di enorme proprio perché trovano il lenzuolo
esattamente com’era, legato attorno al corpo, ma come afflosciato su di sé perché
il corpo dentro non c’era più.
Più tardi, aprendo quel
lenzuolo, scopriranno un’altra cosa misteriosa: quell’immagine. Ancora oggi,
dopo duemila anni, la scienza e la tecnica non sanno dirci come abbia potuto
formarsi. E non sanno riprodurla.
Infatti non c’è traccia di
colore o pigmento, è la bruciatura superficiale del lino, ma sembra derivare
dallo sprigionarsi istantaneo di una formidabile e sconosciuta fonte di luce
proveniente dal corpo stesso, in ortogonale rispetto al lenzuolo (fatto
anch’esso inspiegabile).
La “non direzionalità”
dell’immagine esclude che si siano applicate sostanze con pennelli o altro che
implichi un gesto direzionale. E ci svela che l’irradiazione è stata trasmessa
da tutto il corpo (tuttavia il volto ha valori più alti di luminanza, come se
avesse sprigionato più energia o più luce).
Quello che è successo non è
un fenomeno naturale e non è riproducibile. Non deriva dal contatto perché
altrimenti non sarebbe tridimensionale e non si sarebbe formata l’immagine
anche in zone del corpo che sicuramente non erano in contatto col telo (come la
zona fra la guancia e il naso).
Oggi poi i computer hanno
permesso di rintracciare altri dettagli racchiusi nella sindone che tutti
portano a lui: Gesù di Nazaret.
Dai 77 pollini, alcuni dei
quali tipici dell’area di Gerusalemme (quello dello Zygophillum dumosum, si
trova esclusivamente nei dintorni di Gerusalemme e al Sinai), alle tracce (sul
ginocchio, il calcagno e il naso) di un terriccio tipico anch’esso di
Gerusalemme. Ai segni di aloe e mirra usate dagli ebrei per le sepolture.
Infine le tracce di scritte
in greco, latino ed ebraico impresse per sovrapposizione sul lenzuolo.
Barbara Frale ha dedicato
un libro al loro studio, “La sindone di Gesù Nazareno”. Da quelle lettere
emerge il nome di Gesù, la parola Nazareno, l’espressione latina “innecem”
relativa ai condannati a morte e pure il mese in cui il corpo poteva essere
restituito alla famiglia.
La Frale, dopo
accuratissimi esami, mostra che doveva trattarsi dei documenti burocratici
dell’esecuzione e della sepoltura di Gesù di Nazaret. Un fatto storico. Un
avvenimento accaduto che ha cambiato tutto.
Antonio Socci
da “Libero”, 11
aprile 2010
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